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Mi chiedo da un paio di giorni perchè gli esercizi commerciali no. Cioè mi domando perchè non si possa pensare ad un network di produzione di opendata cittadino che coinvolga veramente tutti: PA, cittadini (attivisti e non) ma anche esercizi commerciali ed aziende. Quando dico che gli opendata sono fenomeno che deve interessare tutti intendo proprio tutti. Prendiamo una farmacia. Riflettevo su quante informazioni (non coperte da privacy) abbia una farmacia di paese che sarebbe utile avere come dati aperti. Una farmacia è un “oggetto” che se connesso in rete può darvi infinite informazioni su di un territorio (per in fanatici dell internet delle cose).

Una farmacia sa quanti medicinali vende in una zona e quanti medicinali non vende nella stessa zona. Una farmacia sa quanti prodotti da banco vende, quanto la gente si cura con un medicinale piuttosto che un altro con lo stesso principio. Se poi questo lo moltiplicate per le informazioni a disposizione nelle farmacie di Prato (ad esempio) avrete un quadro interessante anche sul tipo di medicinali venduti in città e conseguentemente potrete derivarne interessanti analisi sulle patologie dei cittadini. Magari geo-referenziando un po’ di queste informazioni (sino a scalarle a livello nazionale) sarebbero a tutti molto più chiare le abitudini nelle cure e le differenze di patologie in base alla zona geografica in cui si vive.

Quindi è fuori discussione che se rendete accessibili informazioni che gli esercizi hanno già a disposizione ne traete valore per la città.

Pensate al consumo di birra in un pub, pensate a quante gomme da auto vengono cambiate al giorno dentro un’officina, pensate a quanti libri si vendono in una libreria. Si potrebbe quasi pensare che ogni esercizio, ogni azienda potrebbe liberare dati utili al territorio stesso.

E allora perchè una farmacia dovrebbe fare questo? Conviene? Quanto conviene? …Beh diciamo che sicuramente se ci fosse una partecipazione del pubblico nell’attività sicuramente chi amministra l’attività potrebbe “obbligare” a pubblicare i dati che l’esercizio possiede, laddove l’esercizio sia privato sicuramente l’esercente potrebbe dire “E a me chi me lo fa fare?”. Nessuno. Ed è questo un problema oggi, non esiste un obbligo vero a pubblicare informazioni sottoforma di dati pubblici. D’altra parte l’obbligo per legge non può essere una strada da percorrere nel caso si tratti di attività private. Si può però ragionare al contrario, sia per le aziende che per i privati cittadini, ovvero non obbligando, ma premiando. Un esercizio commerciale che produca dati aperti e li conceda per il riuso può essere premiato in mille modi: incentivi, sgravi, ma anche semplicemente pubblicità nel comportamento virtuoso. Un cittadino può ricevere dei semplicissimi “buoni spesa” se contribuisce a Openstreetmap o libera dati utili al territorio.

Ecco un buon modello di smartcity per il sottoscritto: una città che sappia fare sistema sugli opendata coinvolgendo veramente tutti mi pare una città intelligente.

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Matteo Tempestini


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